Racconto – Giallo paglierino

di Silvia Franzoni

Non avevo mai visto mio padre nudo. A dirla tutta, non avevo mai visto in generale un uomo nudo, e fino ad allora questa era stata per me una cosa di cui vantarmi ad ogni occasione buona sia con Ludovica sia con Caterina, che invece nude le avevo viste eccome. Dover rinunciare a questo primato era la cosa che mi faceva sentire davvero a disagio in quel bagno pulitissimo e orrendo dell’ospedale di Cona, che probabilmente assomigliava a tutti i bagni di tutti gli ospedali del mondo, e non aveva niente di niente del nostro bagno di casa. Non gli asciugamani abbinati al colore delle piastrelle (bordeaux quelli al piano di sotto, verdi al piano di sopra); non le mille creme anti-aging di mia madre (queste c’erano su qualsiasi piano il bagno si trovasse); non i suoi oli essenziali alla lavanda, non il dentifricio Curasept rosa per gengive sensibili comprato sempre in stock di almeno due confezioni perché “Era in sconto, sai”.

Avremmo potuto essere ovunque, lui nudo e io in ginocchio davanti a lui, ma la cosa più importante è che non eravamo nel bagno con il tubetto del contorno occhi di mia madre e gli asciugamani bordeaux, anche se gli avevo promesso che sarebbe riuscito a tornarci. Anche questo mi faceva sentire a disagio. Vedere mio padre nudo e dovergli infilare un condom per il catetere, quello invece lo stavo accettando di buon grado, come fosse una specie di restituzione. Ero quasi fiera che toccasse a me e non a mio fratello, anche se lui avrebbe saputo come fare. Stavo facendo qualcosa per mio padre, e non perché dovevo farla o perché era giusto che la facessi, la stavo facendo e basta. E sapevo che era inutile, che quel catetere avrebbe raccolto altra urina bruna, e che quella urina bruna non doveva essere bruna per essere una di quelle urine che si dicono belle. Non si pensa spesso che la bellezza sia anche in quello che pisciamo, e infatti io l’avevo imparato il giorno prima dai medici che passavano davanti al suo catetere e continuavano a dire “No, non è una bella urina”. “Come cazzo te lo dico papà che non ce la faccio a farti vedere di nuovo il bagno bordeaux?”. Mi ricordo di averlo pensato almeno dieci volte mentre il condom rigido finiva per fare quello che un condom rigido deve fare, grazie a me.


Silvia Franzoni l’ho incontrata a un workshop di scrittura di Internazionale a cui partecipavamo entrambe. Il racconto che ha scritto in quell’occasione mi è piaciuto tanto che a distanza di mesi l’ho contattata e le ho proposto di pubblicarlo qui.
Silvia si racconta così: vivo a Ferrara, scrivo, impagino e dormo. Insomma faccio cose ma poi mi stanco. Nel tempo libero mangio la pizza, bevo tisane e colleziono calzini colorati.

Il racconto è originale e inedito. I diritti e la proprietà intellettuale sono dell’autrice.

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