Come si racconta un sentimento, uno stato d’animo? Chi scrive sa che non basta una manciata di aggettivi. Un personaggio può vivere la propria tristezza, la propria gioia in modi molto diversi. Scrivere significa anche saper distinguere le varie sfumature delle emozioni e degli stati d’animo di ciascun personaggio, significa saper dare loro concretezza e specificità. In questo modo chi legge non brancolerà nella generica tristezza o gioia ma avrà la possibilità di comprendere come queste emozioni prendono vita e corpo nel tal personaggio, nella tal situazione.
Se c’è un’autrice capace di restituire i sentimenti con precisione e concretezza, è Jennifer Egan. Condivido qualche estratto da Il tempo è un bastardo, nella traduzione di Matteo Colombo (Mondadori). Il libro vinse il Premio Pulitzer nel 2011.
Mi sono alzato dalla sedia, ma in quello stesso istante si è alzato anche Bennie, di scatto, direi, perché quando l’ho guardato era già in piedi. «Ti spiace se do un’occhiata dalla finestra?» gli ho chiesto. «Figurati.» Dalla voce non sembrava spaventato, ma dall’odore sì. Aceto: ecco che odore ha la paura.
La paura prende corpo e prende possesso del corpo. Diventa odore, si esprime con l’olfatto. Chi legge non è più di fronte a un’astratta, generica paura ma all’odore di aceto, a una paura che si può annusare, distinguere.
Nel paragrafo successivo Stephanie trova una forcina in camera da letto. La forcina è della vicina di casa e diventa la prova dell’ennesimo tradimento del marito. Mentre in camera si consuma il dramma, in cucina i suoi figli trascorrono la serata spensierati, all’oscuro di tutto.
Uscì dal bagno e gettò la forcina nella spazzatura. A piedi nudi scivolò giù per le scale senza fare il minimo rumore. Jules e Chris erano in cucina, a ingollare acqua dalla Brita. L’unico pensiero di Stephanie fu quello di andarsene, come se addosso avesse una granata innescata da portare fuori casa, così che esplodendo distruggesse solo lei.
Il dolore, la rabbia di Stephanie prendono la forma di una deflagrazione. Uscire di casa, per lei, significa portare la dolorosa scoperta il più lontano possibile dai figli. Anche in questo caso il suo sentimento prende forma, prende corpo.
Ma ogni delusione che Ted provava nei confronti della moglie, ogni progressiva deflazione, era accompagnata da uno spasmo di senso di colpa; molti anni prima aveva preso la passione che provava per Susan e l’aveva ripiegata in due, per non avere più quella sensazione di annegamento, di impotenza, quando la guardava accanto a sé sul letto: le sue braccia muscolose e il sedere morbido, generoso. Poi l’aveva piegata nuovamente in due, così che, quando provava desiderio per Susan, quel desiderio non fosse più accompagnato dall’inquieto terrore di non trovare mai soddisfazione. Poi di nuovo in due, affinché provare desiderio non comportasse un immediato bisogno di metterlo in atto. E di nuovo in due, in modo da non sentirlo quasi più. Alla fine, il suo desiderio era diventato così piccolo che Ted poteva farlo scivolare in un cassetto della scrivania o in una tasca e dimenticarsene, e questo lo faceva sentire al sicuro e soddisfatto, come se avesse disinnescato un pericoloso congegno che minacciava di distruggere entrambi.
Un’altra coppia alle prese con l’erodersi della passione che, nella penna di Jennifer Egan, esce dall’astrazione e diventa materia, qualcosa da piegare in due, e ancora in due, e poi ancora in due, fino a farla diventare piccolissima, da infilarla in tasca e dimenticarsene.
Quel che non possiamo dimenticare, quando raccontiamo, è che limitarsi a nominare noia, allegria, frustrazione non basta.
Pina Bausch disse che “I nostri sentimenti, quelli di tutti di noi, sono molto precisi. È però un processo molto, molto difficile da rendere visibile. Io so bene che si tratta di qualcosa con cui si deve essere molto cauti. Se si traduce troppo in fretta in parole, può scomparire o diventare banale”.
Raccontare significa avere uno sguardo preciso e scegliere le parole con cura. Richiede tempo, ma è anche la parte di lavoro che evita di cadere nella banalità.