Lo stile: ‘Trust’ di Hernan Diaz

Ci sono infiniti modi di raccontare la stessa storia anche se spesso, quando si racconta, ci si ferma al primo che viene in mente, a ciò che già si conosce. La lettura, anche da questo punto di vista, è un’ottima alleata: leggere aiuta ad allargare gli orizzonti anche per quanto riguarda lo stile e le possibilità della lingua.

A questo pensavo mentre leggevo Trust, il romanzo di Hernan Diaz vincitore del Premio Pulitzer nel 2023 (insieme a Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, di cui ho scritto nella mia newsletter di dicembre). Il romanzo è in realtà composto da quattro testi, ciascuno attribuito a un autore diverso. La bravura di Hernan Diaz è proprio quella di lavorare alla creazione di quattro voci distinte e di affrontare in ciascun testo un diverso genere letterario.

Il secondo testo si intitola La mia vita e affronta il genere della biografia. Lo fa in modo inusuale: nel bel mezzo della narrazione fanno capolino alcuni appunti che indicano parti da approfondire, aneddoti da aggiungere… queste indicazioni si inseriscono nella narrazione che poi procede per il proprio corso, come se quella sulla pagina fosse non l’edizione definitiva del testo ma un work in progress.

Alcuni esempi dal testo

Riporto alcuni stralci dall’edizione Feltrinelli, traduzione di Ada Arduini.

In due anni la casa fu completata. La gioia di Mildred dopo il trasloco fu la più travolgente che mi sia capitato di vedere. Adorava i più piccoli compiti e ricavava la massima soffisfazione dai piaceri più semplici della vita. Il fatto che il suo lusso più grande fosse una tazza di cioccolata calda alla fine della giornata dovrebbe bastare a descrivere in maniera eloquente la sua natura modesta e senza pretese.
Piccoli episodi quotidiani.
Il destino crudele volle che …

A tutto questo Mildred dava letteralmente vita. La sua passione era tale che acquistai pesino alcuni dipinti di de Heem, Ruysch, van Aelst e altri artisti olandesi specializzati in fiori solo per assecondare quel suo incantevole passatempo.
Altre scene domestiche. I suoi piccoli tocchi. Aneddoti.
A cause delle forze che…

Altro sullo spirito di Mildred.
Nel 1921 con una donazione considerevole divenne mecenate della Metropolitan Opera. Come espressione di gratitudine il signor Gatti-Casazza…

Questo procedere si enfatizza nella parte finale del testo, composta per lo più da appunti e frasi spezzate:

Questa è la legge fondamentale che governa l’intero ambito della vita. Ed è grazie a un istinto di sopravvivenza che tutti gli uomini desiderano
Smith, Spencer ecc.
Vangelo della ricchezza, Individualismo americano, La maniera di farsi ricco, L’individuo e la sua volontà ecc

Il memoir e le fasi della scrittura

Dalla lettura completa del testo risulta chiaro che l’intenzione di Hernan Diaz è quella di restituire a noi lettori un manoscritto incompiuto. Per ottenere questo risultato inserisce gli appunti qua e là, proprio come accade quando si lavora alle varie stesure di un testo. Gli appunti iniziano a comparire dalla metà del manoscritto e diventano sempre più frequenti fino alla fine.

La mia vita non è certo la prima finta autobiografia che viene consegnata a noi lettori. Quel che trovo particolarmente interessante è il modo in cui l’autore ha lavorato al testo, la cura con cui l’ha costruito lasciandolo incompleto, oltre al fatto che gli appunti costruiti ad arte sono un ottimo insegnamento per chi voglia lavorare alla stesura di una biografia o di un’autobiografia.

Quando si lavora a testi biografici e di storie non-fiction la fase di studio delle fonti, interviste, raccolta dei materiali è fondamentale. Questa parte di lavoro precede la scrittura e permette di integrare le varie stesure utilizzando alcuni dei materiali reperiti (fotografie, testimonianze, interviste…). Gli appunti che compaiono nel testo hanno esattamente questa funzione: restituire una verosimiglianza e dare credibilità al memoir.

L’assegnazione del premio

Nelle varie interviste e recensioni italiane di Trust viene posta l’attenzione soprattutto sul tema del libro: i soldi. Trust viene raccontato e presentato come il primo romanzo in cui si cerca di raccontare la ricchezza non come status, come ostentazione o come potere ma come accumulo di beni.
Senza ombra di dubbio l’autore è riuscito in quest’impresa, ma non si tratta solo di questo. L’opera è anche una polifonia di voci, un’impresa non facile per un’unica penna. Traduco la motivazione dell’assegnazione del Pulitzer:

Un romanzo avvincente ambientato in un’America del passato che esplora la famiglia, la ricchezza e l’ambizione attraverso narrazioni collegate rese in diversi stili letterari, un esame complesso dell’amore e del potere in un Paese dove il capitalismo è il re.

Hernan Diaz ha esordito tardi ed entrambi i suoi romanzi hanno ricevuto importanti riconoscimenti, come racconta in questa bella intervista (purtroppo solo in inglese). Ha letto e legge molto, non ha una formazione in scrittura creativa o in letteratura.

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