Che la lettura sia alla base di una buona scrittura, lo si è ripetuto abbastanza.
L’aspetto su cui, secondo me, non ci si sofferma è che non si tratta tanto di leggere ma di rileggere. E che le riletture non sono semplici ripetizioni di una prima lettura.
Ma andiamo con ordine.
Cosa leggere?
L’equazione è semplice, ma la scrittura e la letteratura non appartengono all’ambito delle scienze esatte. Per diventare buoni scrittori e scrittrici non basta leggere, leggere qualsiasi cosa capiti sottomano.
Mentre scrivo queste righe il titolo in vetta alla classifica di Amazon libri è Che stupida. La mia verità di Ilary Blasi. Durante il periodo natalizio l’intero podio delle classifiche era occupato da titoli sulla cacca come Quiz sulla… o Crimini e misteri da risolvere mentre fai la … Per non parlare di Caccasutra. Potrei proseguire ma credo di aver reso l’idea: per scrivere bene non basta leggere. Cinque minuti a scegliere cosa leggere li spenderei.
Come scegliere
C’è un consiglio che non mi stanco di dare ai miei studenti e studentesse: se volete leggere per diventare bravi autori e autrici non assecondate solo il vostro gusto personale. Scegliete opere che considerate difficili, che non capite a una prima lettura, nutritevi di stili e generi diversi. Non siate pigri. È giusto essere informati su come e cosa raccontano i contemporanei, ma non dimenticate i classici. E viceversa.
Leggi solo racconti minimalisti? Su con la vita, guardati intorno, non dico di passare all’Ulisse di Joyce o ai Promessi sposi ma esistono altre opzioni.
I nutrizionisti consigliano una dieta varia: possiamo adottare lo stesso principio per la lettura. Nutriamoci di storie diverse, di stili diversi.
Leggere o rileggere?
Una volta scelta l’opera – fiction o non fiction, racconti o romanzo, classico o nuova uscita, le opzioni non mancano – ci si diletta a leggerla e… no, arrivati alla fine non ci si trasforma in Charles Dickens o Virginia Woolf.
La prima lettura serve a conoscere personaggi, ambientazioni, trama. Per conoscere lo stile, la voce dell’autore o autrice serve una seconda lettura (almeno!) che avrà un’andatura e caratteristiche diverse.
Rileggere, istruzioni per l’uso
Prima di iniziare a rileggere… conviene leggere alcuni libri. Sulla rilettura.
Non è uno scherzo, anzi. Una buona rilettura è materia di studio universitario, fondamento della critica letteraria e fonte di insegnamenti preziosi per chi scrive.
Di seguito un esempio tratto da Come funzionano i romanzi di James Wood, pag 43 – 45.
C’è un momento molto divertente nel romanzo di Penelope Fitzgerald, Il fiore azzurro: uno dei tanti, in questa gemma di libro. Fitzgerald ha introdotto un contrasto comico tra l’estatico, meditativo, romantico sognatore Fritz Von Hardenberg (basato sul poeta e filosofo tedesco Novalis), e la sua amica Caroline Just, che è sensibile, sobria e ricca di saggezza umana. Nel contesto sessista della Prussia di fine Settecento, il modesto compito di Karoline consiste nel collaborare alle faccende domestiche, mentre il ruolo maschile di Fritz, ben più grandioso, sta nel parlare e spiegare: la filosofia, la scienza, la poesia e l’amore. Ma l’autrice, con astuzia, dando voce alla Jane Austen che è dentro di lei, osserva questa ripetizione di ruoli con uno sguardo ironico. I due protagonisti stanno chiacchierando in cucina: «Parlava di continuo. Vederla cucire o preparare le salsicce per l’inverno non lo scoraggiò in alcun modo. Mentre macinava la carne, Karoline apprese che il mondo tende di giorno in giorno non alla distruzione, ma all’infinito. E le furono spiegati i limiti della filosofia di Fichte». Mentre la donna lavora, l’uomo parla. Ma dove, di preciso, si manifesta l’ironia? Sicuramente in quel verbo che sembra tanto innocente: «apprese». Mentre macina la carne per le salsicce, Karoline apprende che il mondo tende all’infinito. Ma in realtà non l’ha appreso; le è stato detto – una cosa ben diversa – dal suo esuberante istruttore, che emana paternalismo da ogni parola. Non si può apprendere, in cucina e nel giro di pochi secondi, una cosa gigantesca e amorfa come il «fatto» che il mondo tenda verso l’infinito. In altri punti del romanzo, le donne reagiscono con divertita ironia o pungente sarcasmo alle tirate di Fritz. A un certo punto, Fritz annuncia che l’eroina di un romanzo di Goethe muore «perché il mondo non è santo abbastanza per contenerla». E Karoline risponde, seccamente: «No. Muore perché Goethe non sapeva più che farsene, di lei». Possiamo quindi dare per acquisito, credo, che quell’«apprese» venga usato contro Fritz. La frase in realtà significa: «Karoline si sentì dire, e cercò di apprenderlo senza però riuscirci, che il mondo tende verso l’infinito». E così il verbo, utilizzato all’interno dello stile indiretto libero, raggiunge qui la forma più pura e complessa di ironia: significa esattamente l’opposto di ciò che sembrerebbe suggerire.
Perché rileggere
A una prima lettura di queste righe de Il fiore azzurro l’ironia si coglie, ma è nella rilettura che si comprende, con la dovuta attenzione, l’importanza della scelta del verbo apprese. L’ironia, come scrive James Wood, sta tutta lì. È anche così che si impara a scrivere bene: rileggendo. Riuscendo a individuare le scelte stilistiche – fino alla singola parola, al segno di punteggiatura – che rendono una pagina ironica, commovente, paurosa o divertente.
Spesso ci si ferma all’esperienza da lettori, alla meraviglia e all’ammirazione. Va benissimo, per una prima lettura e per chi vuole godersi una storia.
Ma se si vuole imparare qualcosa, da quella storia che tanto ci ammalia, conviene fermarsi e leggere con attenzione. Perché non è magia quella che la rende così coinvolgente o elegante: è una precisa scelta lessicale, un ritmo preciso. Sono parole, sono virgole e punti. Le stesse possibilità a disposizione di tutti noi.
Per approfondire
- David Greenham, Close reading. Il piacere della lettura, Einaudi
- James Wood, Come funzionano i romanzi. Breve storia delle tecniche narrative per lettori e scrittori, minimum fax