Guida il tuo carro sulle ossa dei morti: scrivere il parlato

Olga Tokarczuk ha vinto il Nobel per la letteratura nel 2018 (assegnato nel 2019). Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è stato pubblicato l’anno successivo e conferma le motivazioni del premio: “Per la sua immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta il superamento dei confini come una forma di vita”.

Janina, la protagonista del romanzo, è una sessantenne che vive in un borgo semiabbandonato dagli umani ma popolatissimo da fauna e flora. Gli animali sono i veri protagonisti della storia, così come l’amore che Janina nutre per loro. Oltre a volpi, cerve e coleotteri la donna frequenta anche alcuni esseri umani, amici fidati che con lei saranno testimoni di alcuni omicidi.
A morire sono alcuni cacciatori: uomini che, a loro volta, uccidono.

La trama è avvincente: quando nella pagina si incontra un mistero da risolvere il coinvolgimento cresce. I personaggi sono così ricchi di sfumature – piccole ossessioni, gesti gentili, grandi passioni, idiosincrasie, acciacchi… – da risultare più che credibili.

Per quanto riguarda lo stile, lo lascio parlare da sé e riporto alcune righe del romanzo. Sono quelle in cui il Presidente dell’Associazione Fungaioli “Porcino” tiene il proprio discorso in occasione del ballo organizzato durante la notte di San Giovanni.

Il discorso del Presidente

Il Presidente contento di sé pronunciò un breve discorso su come la vita debba andare avanti anche dopo le più grandi tragedie. Lo intrecciava con delle battutine e si rivolgeva per tutto il tempo alle “nostre bellissime signore”. Aveva l’abitudine piuttosto diffusa di usare un intercalare ogni tre parole. Nel suo caso si trattava di “è vero”.
Avevo la mia Teoria a proposito di questi intercalari: Ogni Uomo ha una sua espressione di cui abusa. O di cui fa un uso improprio. Questa parola è la chiave per la sua mente. Il Signor “A quanto pare”, il Signor “Generalmente”, la Signora “Probabilmente”, il Signor “Puttana”, la Signora “Non è così?”, il Signor “Per così dire”.
Il Presidente era il Signor “È vero”. Naturalmente esistono mode diverse per alcune di queste parole, identiche a quelle che fanno sì che di punto in bianco la gente per una specie di follia cominci a portare scarpe o vestiti tutti uguali: alla stessa maniera di punto in bianco la gente comincia a usare una stessa parola. Negli ultimi tempi andava di moda generalmente”, mentre ora trionfa “attualmente”.
“Il defunto di santa memoria, è vero,” a questo punto fece un gesto come se volesse farsi il segno della croce, “era mio amico, ci legavano molte cose. Era anche un fungaiolo accanito e quest’anno si sarebbe sicuramente unito a noi. Era un uomo, è vero, perbene, dai vasti orizzonti. Dava lavoro alla gente e per questo dovremmo rispettare la sua, è vero, memoria. Il lavoro non si trova per strada. È deceduto in circostanze misteriose, ma la Polizia, è vero, tra poco chiarirà il caso. Tuttavia non dobbiamo lasciarci terrorizzare, è vero, dalla paura, cadere nel panico. La vita ha le sue leggi e non possiamo ignorarle. Coraggio, miei cari, mie bellissime signore, io sono favorevole a che si ponga fine, è vero, a pettegolezzi e ingiustificati isterismi. Bisogna aver fiducia, è vero, nelle autorità e vivere in armonia con i nostri valori,” disse tutto come se si stesse preparando alle elezioni.
Dopo il suo intervento lasciò la riunione. Erano tutti estasiati.
Non riuscivo a liberarmi dalla sensazione che chi abusa dell’espressione “è vero”, menta.

Scrivere il parlato

Il discorso diretto è una parte difficile da affrontare, nella pagina scritta. Il rischio di artificiosità è altissimo perché nella vita reale nessuno parla “come un libro stampato” – così si diceva nel secolo scorso.

In questa parte di Guida il tuo carro sulle ossa dei morti siamo al cospetto di una persona di riferimento della comunità che tiene un discorso. Il suo intervento prevede la retorica che ci si aspetta, soprattutto quando si ricorda un defunto in situazioni pubbliche, ma contiene anche un intercalare che rende il personaggio più che credibile – siamo in un piccolo borgo montano, suonerebbe quantomeno strano se il Presidente parlasse come un conduttore del tg.

Questo, Olga Tokarczuk, lo sa. Ecco perché la sua protagonista Janina, nonché voce narrante, non ripulisce la parlata del Presidente da tutti quei “vero”. Non solo li lascia: li enfatizza e, alla fine, li interpreta.
Il suo romanzo, oltre a essere una bellissima lettura, ha molto da insegnare a chi vuole scrivere cercando di dare una voce unica e riconoscibile a ciascun personaggio. Come direbbe il Presidente: “È vero”.

Per chi volesse leggere un racconto dell’autrice: rivolgersi a Internazionale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *